Un rischio per la salute
dei lavoratori spesso sottovalutato è il rischio
aggressione, certamente per il fatto che vi è tendenza a denunciare solo i
casi più gravi.
Il più colpito da questo rischio è il settore della
Sanità dove la quota delle lavoratrici
supera quella dei colleghi maschi. Circa il 70% della forza lavoro è femminile.
Il fenomeno purtroppo è
in costante crescita ed include non solo le aggressioni fisiche ma anche quelle verbali.
Quest’ultime non sono meno importanti, perché si sommano
con altre patologie legate a queste professioni con elevate implicazioni
relazionali che, anche se non comportano infortunio nell’immediato, portano a
lungo andare a danni per la salute.
Inoltre, per il genere femminile, lo stress si
raddoppia rispetto agli uomini, perché a quello lavorativo si aggiunge quello
da lavoro di cura in famiglia. Nello specifico, le donne hanno un rischio
maggiore per malattie coronarie ed
addirittura raddoppia nel caso di lavoratrici
non sposate con figli.
Per esperienza dello
scrivente, molto spesso la valutazione
di questi rischi (inclusa molto spesso nel "calderone" del questionario Stress Lavoro Correlato), è fatta in
modo superficiale con l’unico obiettivo di “addomesticare” i risultati per non
costringere il datore di lavoro ad affrontare maggiori costi per indagini individuali
e spese non previste per l’adozione di accorgimenti a livello logistico e
organizzativo.
Il mio consiglio è
quello, innanzitutto di controllare nel DVR come è stato affrontato il rischio.
Altro consiglio, è
quello di avere una maggiore
consapevolezza del fenomeno, informando il preposto o responsabile
in modo sistematico e continuativo di tutti gli episodi di aggressione, in modo
da fornire all'azienda un maggior numero di dati su cui basare una miglior
valutazione del rischio e potervi offrire momenti di formazione specifici e maggiori
strumenti nella gestione delle situazioni a rischio di aggressione.
Di seguito riporto una breve rassegna di dati statistici del settore
sanitario
- La categoria più colpita è quella degli infermieri (un caso su tre), seguita dai medici. Molto meglio lavorare in mensa; zero infortuni)
- L’orario più pericoloso è dalle 11.30 – 14.30. Strano ma vero, di notte (2.30 – 8.30) è più tranquillo: statisticamente non succede nulla!
- Se hai la possibilità di prendere le ferie, cerca di preferire il martedì e il mercoledì: sono i giorni con più alto tasso di aggressione. Meglio andare a lavorare il giovedì e venerdì: decisamente più tranquilli.
- Anche se il paziente è debole e malato, non perderlo di vista! Tre volte su quattro, l’aggressore è il paziente stesso e non un familiare.
- Si invecchia sempre più tardi e allora la fascia di età dell’aggressore tipo aumenta. Qualche tempo fa ci si aspettava comportamenti poco civili da un quarantenne o poco più, ora sono gli over 50 i più tremendi.
- La scolarizzazione del nostro Paese è cresciuta. Se fino a qualche anno fa le aggressioni erano perlopiù fisiche, ora quelle fisico-verbali (botte con commento) stanno aumentando esponenzialmente.
- L’aspetto positivo è che i danni permanenti sono ben al di sotto della media nazionale e rappresentano meno di un terzo di quelli del settore delle costruzioni.
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