In ambienti moderati (per intenderci scuole, uffici,
negozi…) non esistono gravi rischi per la salute legati al microclima, ma la normativa comunque ci obbliga a garantire confort
ai lavoratori.
La norma tecnica
prevede calcoli complessi per la quantificazione del confort microclimatico, ma
a noi interessa semplificarci la vita e quindi cerchiamo sostituire i conteggi
con alcune semplici considerazioni.
Sappiamo che il
disconfort è collegabile al riscaldamento o raffreddamento del corpo umano e la
principale causa è rappresentata dalle correnti d’aria. Quindi, se riusciamo a
limitarle, abbiamo risolto molti dei nostri problemi.
Poi abbiamo
gli sbalzi termici elevati, ii quali
sono naturalmente possibili sia in inverno che
in estate.
Le situazioni
più critiche si presentano pertanto in corrispondenza di condizioni estive
estreme nelle quali non è difficile creare differenziali dell’ordine di 10 ÷ 15°C fra interno ed esterno, che possono
preludere a danni per la salute.
Di
conseguenza, si raccomanda di predisporre una zona
di transizione non condizionata, anche se
di dimensioni limitate, nella quale mantenere condizioni termiche
intermedie fra quelle esterne e quelle interne per permettere l’acclimatamento prima
di entrare/uscire dal locale.
Qualora fosse
oggettivamente impossibile ricavare questa zona, sarebbe meglio aumentare la
temperatura interna nei giorni estivi più caldi, in modo da non esasperare la
differenza esterno– interno (ma non superate mai i 26°C!)
Oltre al
confort termico, quando si parla di microclima si parla anche di “aria indoor”.
L “aria
indoor” è caratterizzata dalla presenza di sostanze di varia natura che
provengono sia dall’interno delle
costruzioni (originati dalla stessa presenza umana o da emissioni di materiali
e attività) che dall’esterno, dove è
presente inquinamento (cioè se lavorate in una baita di montagna non
considerate questo aspetto).
La qualità
dell’aria indoor ha visto nel corso degli anni un progressivo aumento, sia in
numero che in concentrazione, di sostanze inquinanti aerodisperse con relative
ricadute negative per gli effetti sulla salute.
Tali mutamenti
sono da attribuire a due ordini di motivi: uno di tipo “politico” ed uno di
tipo “strutturale
Il primo motivo è da attribuire alla emanazione di legge che, per sopravvenute
priorità di risparmio energetico, ha indotto ad adottare scelte costruttive che
limitando gli scambi termici verso l’esterno riducono anche i ricambi
d’aria.
Il secondo motivo è da attribuire all’utilizzo di nuovi materiali per
l'edilizia e per gli arredi, incremento del ricircolo dell’aria nel condizionamento
per recuperare una quota parte dell’energia termica.
Non
dimentichiamoci che anche le persone inquinano, tramite respirazione e, dove è
permesso, il fumo della sigaretta.
Possibili
fattori di rischio dell’inquinamento indoor sono da ricercare negli agenti
biologici (funghi, muffa) , microclima (limitazione
del ricambio d’aria e ventilazione ),sostanze chimiche (formaldeide, CO,CO2,VOC)
emesse da suppellettili, macchine, radon (in caso di attività a livello strada o,
peggio, al seminterrato).
Facciamo una
carrellata veloce delle sindromi più diffuse e le patologie ad esse
collegabili.
Building Related Illness (BRI) o
“Malattia correlata all’edificio”
Fra le
patologie appartenenti a questo gruppo si ricordano: alveoliti allergiche
estrinseche, infezioni da virus e funghi, asma bronchiale, febbre da
umidificatori, febbre di Pontiac e legionellosi.
Le patologie
appartenenti a questo gruppo sono caratterizzate da una bassa incidenza fra gli
occupanti, la patogenesi è di tipo allergico o tossico-infettivo.
Sick Building Syndrome (SBS) o “Sindrome dell’edificio malato”
Quadro
patologico caratterizzato da disturbi plurisintomatici, aspecifici, di tipo prevalentemente irritativo a carico delle
mucose delle congiuntive e delle prime vie aeree e da manifestazioni
riguardanti l'apparato respiratorio, digerente, cardiovascolare,
osteomuscolare, nervoso e cutaneo. Causalità incerta, importanza del ricambio
d’aria
Multiple Chemical Sensitivity (MCS) o “Sindrome
da sensibilità chimica multipla”
Incerta natura
e controversa, forse caratterizzata da ipotizzate reazioni negative ad agenti chimici ed ambientali presenti a
concentrazioni generalmente tollerate dalla maggioranza dei soggetti. I sintomi
sono numerosi e più o meno intensi, riguardano prevalentemente il sistema
nervoso centrale con insonnia o sonnolenza, difficoltà di concentrazione,
stanchezza eccessiva, depressione, ansia.
Qualora
vengano lamentati disturbi che suggeriscono la presenza di una SBS o BRI occorre
provvedere ad una valutazione della qualità
dell'aria integrata, per quanto possibile,
da controlli sanitari mirati.
AERAZIONE NATURALE
Gli scambi
d’aria tra il luogo di lavoro o abitativo e l’ambiente circostante concorre al
mantenimento di una buona qualità dell’aria indoor poiché controlla il valore
di umidità relativa, riducendo la formazione di condensa del vapore d’acqua
sulle pareti e quindi il rischio della formazione di colonie batteriche;
favorire gli scambi convettivi ed evaporativi e quindi permettere una migliore
termoregolazione corporea negli ambienti caldi.
Una qualità
accettabile dell’aria interna deve essere ottenuta in primo luogo attraverso
l’aerazione naturale e i sistemi di aerazione
meccanica vanno adottati non in
sostituzione, ma come integrazione (ricordo
che gli impianti di ventilazione forzata devono essere oggetto di regolare verifica e manutenzione)
La
ventilazione forzata è il sistema meno sicuro per assicurare la salubrità
dell’aria in un edificio: infatti è sufficiente che in un solo ambiente si realizzi
un inquinamento di qualsivoglia natura (chimico, batteriologico o virale) che
la contaminazione si diffonda, anche se diluita, in tutti i locali.