La rapina è un reato pluri-offensivo (violenza personale e furto) che può
ledere l’incolumità personale e l’integrità del patrimonio.
Le attività lavorative interessate alla
valutazione del rischio rapina sono quelle in cui i lavoratori manipolano
denaro o merce, come ad esempio banche, poste, farmacie, tabaccherie, oreficerie,
caselli autostradali, aree di sosta e di ristoro…
Un processo di valutazione, del rischio rapina, potrebbe
essere composto dalle seguenti attività:
Analisi
del contesto: ovvero “dove mi trovo”, in un ufficio, allo
sportello, in un negozio con affaccio su strada o in un punto vendita di un
centro commerciale, in ambiente chiuso o all’aperto, in un luogo affollato o
isolato, ecc. Questa prima osservazione permette di prevedere una possibile
stima di accadimento del rischio.
Analisi
delle caratteristiche strutturali del luogo: analizzare punti di
accesso come porte, finestre, tipologia e gestione di ingressi ed uscite,
pareti interne e visibilità delle aree interne e di accesso, presenza di
sistemi di allarme e sicurezza, postazione del personale. E’ utile per
inquadrare i possibili accessi, passaggi, vie di fuga individuabili dal
malintenzionato.
Analisi
dei lavoratori e dei turni di lavoro: occorre chiedersi se il
turno di lavoro prevede degli orari notturni o lavori in solitaria; se i
lavoratori sono uomini o donne e tener conto delle loro caratteristiche fisiche
e psicologiche.
Considerare
la tipologia di luogo: nei luoghi senza particolare autorizzazione
di accesso, i malintenzionati possono inizialmente passare inosservati,
confondendosi con la normale utenza.
Monitoraggio
delle aggressioni e rapine avvenute in passato
Ad elevare il
rischio, una volta che la rapina sia in corso, possono concorrere:
- il comportamento aggressivo del rapinatore;
- eventuali reazioni improprie dei dipendenti o dei
clienti;
- la durata della rapina;
- l’uso delle armi.
I danni, in
questo caso, sono rappresentati dai traumi
fisici anche gravi e persino la morte e dai traumi psichici tra cui si
segnala la possibile insorgenza di una sindrome post-traumatica da stress.
Dopo aver valutato i rischi e
definito i danni, possiamo procedere all’individuazione delle misure di prevenzione e di protezione.
Se consideriamo la rapina dal punto di vista di rischio tecnico, allora la sua bonifica è
strettamente correlata all’impiego di mezzi che la possono ridurre. Le
telecamere, le porte di accesso, i sistemi per l’attivazione delle forze di
polizia, la protezione dei valori sono tutti elementi che abbassano la
probabilità dell’accadimento dell’evento.
Anche, l’adozione da parte dei lavoratori di
comportamenti tesi a non incoraggiare i malviventi (attenzione all’apertura e
alla chiusura, riporre il denaro in luogo sicuro in assenza di persone, ecc.)
contribuisce a ridurre il rischio.
Tutto questo garantisce la salute e sicurezza, ma non
anche il benessere dei lavoratori
esposti. Ogni persona reagisce ad un evento cruento in maniera diversa ed
un’ulteriore misura di prevenzione può essere costituita da un’attività di formazione che aiuti le
persone esposte a riflettere sui comportamenti da tenere in tali situazioni ed
a tenere sotto controllo e comprendere gli stati emozionali negativi che si
sviluppano.
La preparazione
adeguata è l’unica capace di trasmetterci quelle modalità comportamentali che
consentiranno di creare un processo cognitivo personale che potrà non
certamente eliminare ma almeno ridurre gli effetti di un’azione violenta.
Nella formazione è importante, non solo il ruolo del RSPP
e del formatore, ma anche quello del Medico competente perché è lui che indaga
e di conseguenza affronta e gestisce le reazioni delle persone.