Il suono è l’effetto percepito
dall’organo uditivo, della variazione di pressione impressa ad un mezzo
elastico (generalmente l’aria) dall’energia meccanica prodotta da una sorgente
vibrante. Tale variazione di pressione si propaga sotto forma di onde sferiche,
che, per mezzo dell’aria, arrivano al nostro orecchio, il quale le converte in
sensazione uditiva. Quando questa sensazione viene percepita come sgradevole e
fastidiosa si parla di rumore.
I due principali parametri
caratterizzanti il suono sono i seguenti.
Frequenza: numero di
oscillazioni (variazioni di pressione) che si verificano nell’unità di tempo
(secondo). Si misura in Hertz (Hz). La frequenza caratterizza il suono come
“acuto” (alta frequenza) o “grave” (bassa frequenza). L’orecchio umano può
generalmente percepire suoni con frequenze comprese tra 20 Hz (suoni bassi) e
16.000 Hz (suoni acuti), cioè tra 20 e 16.000 oscillazioni al secondo.
Intensità: ampiezza delle
variazioni della pressione sonora. Si misura in decibel (dB). L’intensità è
responsabile della percezione del suono come “lieve” (bassa intensità) o
“forte” (elevata intensità).
Per misurare l’intensità di un
suono si utilizza la stessa unità di misura della pressione, cioè il Pascal
(Pa). Poiché le variazioni di pressione associate al suono variano da 2x10-5
a 63,2 Pa, cioè in un range molto ampio e quindi poco gestibile, per
convenzione, si preferisce quantificare l’intensità sonora in decibel (dB),
utilizzando la relazione seguente:
Dove:
p = valore efficace della pressione sonora, misurata in
Pascal;
p0= valore efficace della pressione sonora di
riferimento (20 µPa).
In tal modo, una variazione del
livello della pressione sonora (LPS) compreso tra 20 e 10.000.000 µPa è confinato in un campo
compreso tra 20 e 120 dB.
Nella tabella seguente sono
riportati alcuni esempi di intensità sonora relativa ad ambienti domestici e
lavorativi e ad alcune macchine e attrezzature.
Ambiente
|
Intensità (dB)
|
Biblioteca,
conversazione a bassa voce
|
30 - 40
|
Ambiente
domestico
|
50
|
Conversazione
a voce alta
|
60
|
Televisione
ad alto volume
|
70
|
Strada
con traffico medio
|
80
|
Strada
con traffico intenso
|
80 – 90
|
Macchine
agricole/industriali
|
90 – 100
|
Martello
pneumatico
|
120
|
Aereo in
decollo
|
140
|
Esempi di intensità sonora in alcuni ambienti o per
determinate sorgenti di rumore
E’ da notare che la
misura dell’intensità sonora viene effettuato in scala logaritmica, un aumento
di 3 dB corrisponde a un raddoppio del livello della pressione sonora, ossia
dell’intensità del rumore.
In relazione
all’intensità sonora, l’orecchio umano può percepire suoni a partire da
variazioni della pressione sonora di 20 µPa
(soglia uditiva) e può tollerare suoni molto intensi, fino a circa 200 Pa
(soglia del dolore).
EFFETTI
PRODOTTI DALL’ESPOSIZIONE AL RUMORE
L’esposizione al rumore
può produrre, nel tempo, dei danni più o meno gravi a carico dell’apparato
uditivo, in funzione soprattutto del tempo di esposizione e dell’intensità
sonora.
Trauma
acustico
Il trauma acustico è il
prodotto, molto spesso, di una singola esposizione a livelli sonori talmente
elevati (ad es. un’esplosione) da produrre il collasso completo e la rottura
del timpano, danni alla catena di ossicini e distruzione delle cellule ciliate,
determinando quasi sempre una perdita uditiva permanente.
Spostamento
temporaneo della soglia uditiva (nitts o ipoacusia transitoria)
L’ipoacusia transitoria
consiste in una riduzione della capacità uditiva limitata nel tempo,
determinata di solito da esposizioni brevi ad elevati livelli sonori. Dopo un
certo tempo dall’esposizione, che può variare da pochi secondi ad alcuni giorni
in relazione alla tipologia di esposizione, la funzione uditiva riacquista le
originarie caratteristiche.
Spostamento
permanente della soglia uditiva (nipts o ipoacusia permanente)
L’ipoacusia
permanente, prodotta dal danneggiamento irreversibile delle cellule ciliate, si
sviluppa quando è presente un’esposizione ad elevati livelli sonori
continuativa nel tempo. In una prima fase si ha la perdita della percezione
delle frequenze più alte (sveglia, telefono, canto degli uccelli, ecc.), mentre
rimane invariata la percezione delle frequenze più basse (ad es. la voce umana)
per cui l’individuo affetto da deficit non avverte inizialmente il danno. In
seguito, con il protrarsi dell’esposizione ad elevati livelli sonori, si perde
anche la percezione delle frequenze più basse: in questa situazione il
danneggiamento dell’apparato uditivo è irreversibile.
Altri
effetti prodotti dall’esposizione al rumore
Esistono altri
effetti collaterali prodotti dall’esposizione al rumore che non sono
direttamente connessi con l’udito, come l’aumento della frequenza cardiaca e
della pressione, disturbi al sistema nervoso e neurovegetativo (vertigini ed
emicrania), ecc.
Inoltre,
un’elevata esposizione al rumore produce la diminuzione della normale capacità
lavorativa e, soprattutto, può contribuire all’aumento degli infortuni
sul lavoro, in quanto determina una riduzione della percezione dei guasti
meccanici e dei segnali di allarme, oltre che una diminuzione dell’attenzione
degli operatori.
Oltre al rumore
cui si è esposti per ragioni lavorative, risulta dannoso per la salute anche
quello assorbito durante la normale vita sociale e tra le mura domestiche
(ipoacusie monolaterali negli sport venatori, discoteche, ecc.).
Infine, è
necessario osservare che la comparsa della sordità è spesso correlata a:
- presenza di patologie o traumi a carico dell’orecchio (otiti, nevriti, ecc.);
- stato di salute generale del soggetto esposto;
- età del soggetto esposto;
- assunzione di alcuni farmaci cosiddetti “ototossici” (soprattutto alcuni antibiotici).
LA
VALUTAZIONE DEL RISCHIO RUMORE - IL D.LGS. 81/08
Il
D.Lgs. 81/08, impone al datore di lavoro di valutare, tra gli altri, il rischio
di esposizione al rumore dei lavoratori. Tale valutazione deve essere condotta
partendo dal censimento delle attrezzature rumorose, dall’identificazione dei
soggetti esposti, dalla definizione del tipo di rumore e della modalità e
durata dell’esposizione. La normativa impone la valutazione dei seguenti
parametri:
- pressione acustica di picco (ppeak): definito come valore massimo della pressione acustica istantanea ponderata in frequenza “C”;
- livello di esposizione giornaliera al rumore (LEX,8h): (dB(A) riferito a 20 µPa ) definito come valore medio, ponderato in funzione del tempo, dei livelli di esposizione al rumore per una giornata lavorativa nominale di otto ore. Si riferisce a tutti i rumori sul lavoro, incluso il rumore impulsivo;
- livello di esposizione settimanale al rumore (LEX,w): definito come valore medio, ponderato in funzione del tempo, dei livelli di esposizione giornaliera al rumore per una settimana nominale di cinque giornate lavorative di otto ore.
La valutazione
può essere condotta sia attraverso i dati disponibili in letteratura, se
applicabili, sia attraverso misurazioni strumentali.
Limiti di
riferimento
L’articolo 189 del
D.Lgs 81/08 stabilisce per il livello di esposizione giornaliera al rumore e
per la pressione acustica di picco (ppeak) dei “valori limite di
esposizione” e dei “valori di azione”, ossia, rispettivamente, livelli di
esposizione che non devono essere mai superati e livelli di esposizione per i
quali devono essere obbligatoriamente adottate misure tecnico organizzative di
prevenzione e protezione.
Tali livelli di
riferimento sono:
- valori limite di esposizione, rispettivamente: LEX = 87 dB(A) e ppeak = 200 Pa (140 dB(C) riferito a 20 µPa);
- valori superiori di azione, rispettivamente: LEX = 85 dB(A) e ppeak = 140 Pa (137 dB(C) riferito a 20 µPa);
- valori inferiori di azione, rispettivamente: LEX = 80 dB(A) e ppeak = 112 Pa (135 dB(C) riferito a 20 µPa).
In pratica il
legislatore ha individuato delle fasce di rischio rispetto alle quali ha
stabilito particolari obblighi.
FASCIA 1 LEX,
8h < 80 dB(A) ppeak
< 135 dB(C)
A parte gli obblighi generali, sempre
applicabili, di ridurre al minimo tecnicamente possibile l’esposizione al
rumore, non sono richieste particolari azioni di prevenzione e protezione
FASCIA 2
80 dB(A) ≤ LEX, 8h
< 85 dB(A) 135 dB(C) ≤ ppeak < 137 dB(C)
Il Datore di lavoro deve:
- mettere a disposizione dei lavoratori adeguati dispositivi di protezione dell’udito;
- fornire un’adeguata informazione e formazione ai lavoratori sui rischi derivanti dall’esposizione al rumore e sui mezzi di protezione individuale;
- verificare l’efficacia dei mezzi di protezione dell’udito adottati;
- sottoporre i lavoratori a controllo sanitario, su loro richiesta, se il medico competente ne conferma l’opportunità;
- adottare misure tecniche e organizzative per la riduzione del rumore.
FASCIA 3
85 dB(A) ≤ LEX, 8h < 87 dB(A) 137 dB(C) ≤ ppeak < 140 dB(C)
Il Datore di lavoro deve:
- fornire ai lavoratori adeguati dispositivi di protezione dell’udito ed esigere che vengano indossati durante l’esecuzione delle lavorazioni che comportano esposizione al rumore;
- verificare l’efficacia dei mezzi di protezione dell’udito adottati;
- sottoporre a sorveglianza sanitaria i lavoratori esposti a cura del Medico Competente;
- fornire ai lavoratori una corretta e adeguata informazione e formazione sul rischio derivante dall’esposizione al rumore e sui mezzi di protezione individuale forniti e sull’uso corretto delle attrezzature di lavoro per ridurre al minimo la loro esposizione al rumore;
- adottare misure tecniche e organizzative per la riduzione del rumore;
- delimitare e indicare, mediante apposita segnaletica, le aree ove i lavoratori possono essere esposti al rumore e limitarne l’accesso ove tecnicamente possibile.
FASCIA
4 LEX, 8h > 87 dB(A) ppeak > 140 dB(C)
Il livello di esposizione pari a LEX, 8h = 87 dB(A) e ppeak = 140 dB(C) è considerato un livello
limite che non deve essere superato in quanto il rischio è considerato molto
grave, per questo il datore di lavoro deve adottare misure immediate per riportare
l’esposizione dei lavoratori al rumore al di sotto dei valori limite.
LA MISURAZIONE DEL
RUMORE
La
misurazione del rumore, detta anche rilevazione fonometrica, viene effettuata
tramite particolari strumenti elettronici, noti come “fonometri integratori”,
dotati di circuiti di pesatura che, in base a determinate specifiche tecniche,
attenuano o amplificano i segnali alle diverse frequenze, determinando in tal
modo una modifica della risposta dello strumento per renderla simile a quella
dell’orecchio umano (curve A, B, C, D).
Al fine
di valutare più dettagliatamente le caratteristiche dei segnali sonori,
talvolta, si utilizzano particolari filtri elettronici, in grado di suddividere
e analizzare separatamente il campo di frequenza da 20 a 20.000 Hz in bande e
frazioni d’ottava (analisi in frequenza).
Per
operare una rilevazione fonometrica corretta è necessario innanzitutto
individuare le cause del rumore. Le più frequenti sono le seguenti:
- rumori specifici di processo;
- rumori dovuti a vibrazioni per difetti costruttivi, rotture o scarsa manutenzione (rottura di cuscinetti, equilibratura di organi in rotazione, slittamento di cinghie, ecc.);
- rumori dovuti a perdite di aria compressa;
- rumori dovuti a caduta e/o impatto (presse, martelli, ecc.);
- rumori dovuti al funzionamento intrinseco di motori elettrici e a combustione (raffreddamento, aspirazione e scarico, giochi interni, ecc.).
Inoltre
è fondamentale conoscerne la posizione del lavoratore rispetto alla fonte di
rumore e i tempi di esposizione. Occorre poi individuare precisamente ed
opportunamente i punti di misura che possono essere relativi sia all'ambiente
(in questo caso il microfono viene collocato, al centro del locale ad
un’altezza di circa 1,50 metri dal piano di calpestio), sia alle singoli
postazioni di lavoro (il microfono viene posizionato, in prossimità della
postazione di lavoro, alla stessa altezza che assume l’orecchio dell’operatore
durante le fasi lavorative).
INTERVENTI DI MITIGAZIONE
E/O DI
ELIMINAZIONE DEL RUMORE
Interventi preventivi
Come spesso accade, la
prevenzione è sempre l’arma più efficace per ridurre il rischio, A tal fine il
datore di lavoro deve adottare misure tecnico organizzative atte a ridurre
“alla fonte” l’esposizione dei lavoratori. Tra queste, in particolare:
- l’organizzazione del lavoro, (es. nei processi, nel layout, nei metodi di lavoro, ecc.) che implicano minore esposizione dei lavoratori (comandi da remoto, turnazioni, pause di riposo, ecc.);
- la scelta, al momento dell’acquisto di attrezzature o dell’installazione di impianti, di quelli che risultano più silenziosi (utensili pneumatici silenziati, macchine insonorizzate, ecc.).
Interventi di protezione
acustica collettiva
Il datore di lavoro ha, inoltre,
l’obbligo di operare tutti quegli interventi atti ad eliminare o mitigare le
cause del rumore, come ad esempio:
- sostituire tutte le parti meccaniche danneggiate (cuscinetti, cinghie, ruote dentate);
- aumentare la frequenza e l’accuratezza delle manutenzioni e degli ingrassaggi delle macchine e degli impianti, utilizzando esclusivamente lubrificanti consigliati dal costruttore (il grado di viscosità deve essere adeguato) e serrando periodicamente la bulloneria;
- evitare di utilizzare pressioni superiori a quelle effettivamente necessarie ed eliminare le perdite di aria compressa dalle tubazioni e dai giunti;
- installare dei supporti elastici sotto le macchine fisse (tappeti, molle, gomma, ecc.) al fine di limitare la propagazione delle vibrazioni alle strutture dell’edificio
- applicare pannelli o strutture fonoisolanti alle macchine e rivestire i locali con pannelli fonoassorbenti, per attenuare i rumori riflessi dalle pareti e dai soffitti;
- utilizzare adeguata segnaletica di sicurezza che individui chiaramente il tipo di rischio;
- informare e formare i lavoratori sui rischi uditivi connessi al ciclo di lavorazione e sull’uso corretto delle attrezzature di lavoro.
Dispositivi di Protezione
Individuale (DPI)
Nel caso in cui non sia
tecnicamente possibile l’adozione di uno dei metodi di abbattimento del rumore
precedentemente descritti, oppure quando agli operatori sia richiesta una
notevole mobilità, è necessario ricorrere all’adozione dei cosiddetti dispositivi
di protezione individuale (DPI).
I mezzi di protezione dell’udito
sono di varie tipologie ed è necessario identificare quello più adatto in
funzione del tipo di rumore e delle caratteristiche della persona esposta. Di
seguito si riportano le tipologie di dispositivi di protezione dell’udito di
utilizzo più comune.
Inserti
auricolari (“tappi”)
I “tappi” sono inserti
in materiale vario (plastica, silicone, gomma, ecc.) che, se inseriti nel modo
corretto nel canale uditivo, proteggono l’orecchio da rumori non di elevata
intensità (fino a 95 dB).
Si indossano sollevando
il padiglione auricolare in modo da raddrizzare il condotto uditivo e favorire
l’introduzione del tappo ruotandolo leggermente. Bisogna maneggiarli con le
mani pulite ed essere sicuri, nel caso di inserti riutilizzabili, delle loro
condizioni igieniche.
Le tipologie di tappi per orecchie sono tre:
- tappi modellabili per tutte le orecchie: possono essere “usa e getta” o utilizzabili per 6/7 giorni, sono comodi, igienici ed economici.
- tappi su misura: sono modellati in base alla precisa forma dell’orecchio. Sono riusabili, igienici, durevoli e necessitano di cura e pulizia costante.
- tappi pre-modellati: sono realizzati in silicone morbido, gomma o plastica, e si adattano praticamente a tutti i tipi di orecchio. Sono riusabili, igienici, durevoli e necessitano di cura e pulizia costante.
Cuffie antirumore
Le cuffie antirumore sono costituite da:
- coppe in plastica riempite di materiale schiumoso;
- cuscinetti coperti di plastica e riempiti di schiuma;
- fascia di raccordo che, contrappesata, mantiene aderenti alle orecchie le coppe e può passare sotto il mento, sopra e dietro il capo.
Numerose sono le
tipologie di cuffie esistenti in funzione del tipo di rumore e del tipo di
lavoro per cui vengono utilizzate e costituiscono l’unica protezione acustica
per il lavoratore che non può utilizzare i tappi.
Le cuffie possono dare
un’attenuazione acustica variabile, in funzione del tipo, da 15 a 45 dB.
I cuscinetti devono
aderire bene alle orecchie e non devono essere sporchi o usurati. Per una
corretta protezione è necessario che le coppe siano ben regolate sulle
orecchie.
Le cuffie presentano minori
problemi igienici e hanno il vantaggio che, per aumentare l’attenuazione, possono
essere usate insieme agli inserti. Tra gli svantaggi che presenta questo tipo
di dispositivo si possono inserire il fastidio dovuto alla pressione sulle
orecchie, al peso e alla possibilità che la sudorazione aumenti. Inoltre esse
possono interferire con altri mezzi di protezione (caschi, occhiali, ecc.),
oltre ad essere sicuramente fastidiose nel caso di utilizzo con alte
temperature ambientali.
Caratteristiche protettive
dei DPI
Il D.Lgs. n. 475 del 4 dicembre
1992 (attuazione della Direttiva CEE 89/686) prescrive i requisiti essenziali di salute e di sicurezza che ogni dispositivo
di protezione individuale deve possedere. In base a tale norma, ogni DPI deve
recare un’etichetta in cui sia indicato il livello di abbattimento acustico
fornito, oltre al valore dell’indice di comfort offerto dal DPI. Nel caso in
cui non sia possibile applicare l’etichetta direttamente sul DPI, la stessa
deve essere apposta sull’imballaggio.
Poiché, come sopra evidenziato, ciascuna
tipologia di dispositivo di protezione auricolare ha vantaggi e svantaggi, la
scelta dovrà essere effettuata sulla base delle seguenti esigenze:
- caratteristiche di attenuazione (capacità di abbattimento del rumore in funzione delle componenti in frequenza dello stesso);
- tipo di esposizione al rumore (gli inserti andrebbero utilizzati in caso di esposizione continuativa nel corso della giornata lavorativa, mentre le cuffie andrebbero utilizzate per esposizioni temporanee);
- tolleranza (può essere facilitata ricorrendo ad inserti o a cuffie di idonea misura in funzione del soggetto che le deve indossare, ad eccezione degli inserti usa e getta i quali, essendo molto flessibili, si adattano praticamente a quasi tutte le persone);
- gradimento (è certamente preferibile l’utilizzo di un mezzo tecnicamente meno adeguato, ma utilizzato continuativamente, piuttosto che uno più efficace ma utilizzato ad intermittenza poiché fastidioso).
Ai sensi dell’articolo 193 del D.Lgs 81/08
il datore di lavoro, deve verificare l'efficacia dei dispositivi di protezione
individuale dell'udito. Egli deve valutare, pertanto, che il livello di
abbattimento offerto dal DPI sia compatibile con i limiti di legge ma anche che
sia evitato l’effetto di iperprotezione, in quanto dispositivi che attenuino
eccessivamente il rumore creano difficoltà di comunicazione e avvertimento e il
soggetto può quindi essere portato a toglierseli.
SORVEGLIANZA
SANITARIA
Lo stato di salute dei lavoratori
esposti al rumore deve essere accertato dal medico competente a cura e spese
del datore di lavoro. Tale medico esprime, per ogni lavoratore, il giudizio di
idoneità specifica alla mansione lavorativa, e istituisce ed aggiorna una
cartella sanitaria e di rischio che custodisce presso il datore di lavoro.
I lavoratori con esposizione quotidiana personale compresa tra 80 e 85 dB(A)
possono richiedere il controllo sanitario, che verrà effettuato esclusivamente
se il medico competente ne conferma l’opportunità.
I lavoratori, la cui esposizione
quotidiana personale al rumore supera gli 85 dB(A), indipendentemente dall’uso
dei mezzi individuali di protezione, devono essere sottoposti ad un idoneo
controllo sanitario comprendente:
- una visita medica preventiva, con esame della funzione uditiva, per valutare l’assenza di controindicazioni alla specifica mansione al fine della valutazione dell’idoneità;
- visite mediche periodiche, con esame della funzione uditiva, per valutare lo stato di salute ed esprimere il conseguente giudizio di idoneità. La sorveglianza viene effettuata di norma una volta l'anno o con periodicità diversa decisa dal medico competente. Si noti che i risultati di tali indagini devono sempre essere portati a conoscenza dei lavoratori interessati.
OBBLIGHI
COMPORTAMENTALI DEI LAVORATORI
Anche i lavoratori, come il
datore di lavoro, sono soggetti ad alcuni obblighi in relazione alla
salvaguardia della propria salute. In particolare essi devono:
- osservare tutte le disposizioni impartite dal datore di lavoro ai fini della protezione collettiva e individuale;
- utilizzare con cura i dispositivi di protezione dell’udito individuali (cuffie, tappi, ecc.) e/o collettivi (carter di protezione, cabine insonorizzate, ecc.) messi a disposizione dal datore di lavoro;
- segnalare al datore di lavoro eventuali malfunzionamenti e/o deficienze dei mezzi e dei dispositivi di protezione dell’udito individuali e/o collettivi;
- non accedere alle aree segnalate a rischio uditivo se non autorizzati e provvisti degli adeguati dispositivi di protezione individuali;
- evitare di sostare nei pressi di una macchina rumorosa se ciò non è indispensabile al suo funzionamento;
- non provocare rumori inutili e non sostare in luoghi rumorosi per più del tempo necessario all’effettuazione dell’attività lavorativa.
Nessun commento :
Posta un commento