In rete esistono molteplici trucchi
per estorcere subdolamente le nostre informazioni personali.
La piattaforma di petizioni
online Firmiamo.it ad esempio, che offre l'occasione di manifestare le proprie
opinioni su diversi come quelli politici o sociali.
Nonostante le apparenze,
Firmiamo.it non fa capo a un ente non-profit, bensì a una società commerciale di
Londra che raccoglie e
conserva i dati presso i server di Amazon.com in Irlanda.
Per firmare una petizione si è
obbligati a prestare il consenso per la cessione dei propri dati per finalità
di marketing, quindi coloro che sottoscrivono le iniziative si trovano poi
bersaglio di campagne pubblicitarie.
Per alti siti invece, come Change.org,
il Garante della Privacy ha sollevato dubbi sulla correttezza dei trattamenti
effettuati con i dati degli utenti, essendo spesso chiamati ad esprimere opinioni su temi sensibili.
La piattaforma, a dipsetto del domino. org non è affatto un’organizzazione
senza scopo di lucro, ma un'impresa commerciale a tutti gli effetti con sede nella
Silicon Valley.
Il loro business consiste nel
catalogare i dati attraverso le opinioni espresse e vendere indirizzi email e altri dati degli utenti registrati.
Anche campagne che possono
sembrare più semplici, magari organizzate
dalle mamme per obbligare gli asili ad avvalersi della videosorveglianza, possono
nascondere delle sorprese poichè possono sempre essere sponsorizzate da aziende
con ben altri interessi.
E’ necessario sempre leggere l’informativa prima di
sottoscrivere una petizione on-line altrimentri aziende e individui senza
scrupolo possono entrare tranquillamente in possesso di preziose mailing list.
Quanto valgono i nostri dati organizzati?
Le aziende che vogliono
acquistare i database di indirizzi email, oganizzati per preferenze dell’utente,
devono sborsare prezzi che vanno dagli 85
centestimi al 1,50 euro (inchiesta de L’Espresso).
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